Catania, anche l’ex procuratore D’Agata tra gli indagati dell’inchiesta sui concorsi all’Università

29/06/2019 – Tra gli indagati dell’operazione “Università bandita” di Catania, ci sono pure l’ex capo della procura Vincenzo D’Agata e la figlia Velia Maria. L’ex capo dei pm del capoluogo etneo e’ accusato in concorso di avere abusato della sua posizione per creare una corsia preferenziale alla figlia nel concorso vinto. Appena appresa dagli organi di stampa la notizia delle indagini condotte dalla Procura della Repubblica di Catania e delle misure cautelari personali applicate su disposizione dell’Autorità giudiziaria, il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca “ha immediatamente avviato una verifica sull’eventuale presenza all’interno delle commissioni di abilitazione scientifica nazionale – o in qualsiasi altro tipo di collaborazione istituzionale con il Miur – di docenti universitari coinvolti nel procedimento penale”.

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Lo annuncia in una nota lo stesso Ministero precisando che “all’esito degli accertamenti saranno adottati i necessari provvedimenti di sospensione di tali collaborazioni con il personale docente coinvolto nell’inchiesta. Il Miur provvederà inoltre a richiedere all’Autorità giudiziaria catanese copia degli atti al momento ostensibili dell’indagine, al fine di costituirsi parte civile nel futuro giudizio penale”.

Ci sono anche altri due rettori, entrambi medici, Eugenio Gaudio, de La Sapienza di Roma, e Marco Montorsi, dell’Humanitas University di Rozzano e presidente della Società italiana di chirurgia, tra i 60 professori indagati dalla Procura di Catania nell’inchiesta “Università Bandita”.

L’inchiesta coinvolge 40 professori indagati – delle Università di Bologna, Cagliari, Catania, Catanzaro, Chieti-Pe-scara, Firenze, Messina, Milano, Napoli, Padova, Roma, Trieste, Venezia e Verona – nell’operazione della Digos di Catania denominata “Università Bandita”. Due docenti indagati sono della Umg di Catanzaro. Si tratta dei professori Enzo D’Agata e Stefano De Francisci. L’inchiesta, nell’ambito della quale 9 professori dell’università di Catania con po-sizione apicale, e il rettore Francesco Basile, sono stati sospesi con procedimento di interdizione dai pubblici uffici, ipotizza i reati di associazione a delinquere, corruzione, turbativa d’asta ed altro, consentendo di accertare l’esistenza di 27 concorsi truccati: 17 per professore ordinario, 4 per professore associato, 6 per ricercatore. Effettuate decine di perquisizioni. La Procura di Catania aveva chiesto gli arresti domiciliari per il rettore e nove professori, ma il gip ha disposto il provvedimento cautelare della sospensione dall’attività professionale.

Nel fascicolo aperto su accertamenti della Digos della polizia sono iscritti complessivamente 66 indagati: 40 professori dell’università di Catania e 20 degli atenei di Bologna, Cagliari, Catanzaro, Chieti-Pescara, Firenze, Messina, Milano, Napoli, Padova, Roma, Trieste, Venezia e Verona. Indagate anche altre sei persone a vario titolo collegate con l’università di Catania. La Digos della Questura di Catania, oltre ai 27 concorsi ritenuti ‘truccati’, sta svolgendo indagini su altre “97 procedure concorsuali sulle quali – ritiene la Procura distrettuale etnea – sussistono fondati elementi di reità circa la loro alterazione”. Tutti i concorsi sarebbero stati organizzati prima, sulla base del vincitore. E’ quanto emerso dalle indagini della Di-gos di Catania sfociate nell’operazione ‘Università bandita’. Il bando sarebbe stato costruito ad hoc attorno al vincitore, le pubblicazioni sarebbero stata stabilite in base a quelle che lui aveva e l’ordine di chiamata sarebbe stato deciso in base alla possibilità di avere una persona invece che un’altra. Si sarebbero inoltre creati finti eventi culturali per poter pagare le trasferte ai commissari.
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