Bongiorno: “Sparare ai ladri che ci entrano in casa? E’ un diritto!”
22/11/2015 – Secondo L’avvocato Giulia Bongiorno, il legale di Raffaele SOLLECITO, è un diritto sparare ai ladri che ci entrano in casa per rubare. Ecco l’intervista integrale dell”Avv. GIULIA BONGIORNO di Liberoquotidiano….
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Avvocato, che impresa raggiungerla…
«Sono state due settimane intense. Ho in uscita «Le donne corrono da sole», un libro sulla emancipazione interrotta delle donne, e sono stata impegnata in una serie di casi un po’ complessi (non fa i nomi ma basta scorrere la cronaca per capire che si riferisce alla difesa del giudice Saguto, sospesa dal Csm, di Francesca Chaouqui, implicata nello scandalo Vaticano, e di Carlo Tavecchio, presidente della Federazione calcio ; ndr) e con l’ Associazione «Doppia difesa», che ho con Michelle Hunziker, ho lavorato alla divulgazione di tre spot contro l’ alienazione parentale, l’ atteggiamento di molti genitori che in corso di separazione denigrano l’ ex coniuige in presenza del figlio minore».
Quanto lavora al giorno?
«Ininterrottamente. Ho studio e casa nello stesso palazzo, in modo da potermi occupare di mio figlio, che a gennaio farà cinque anni».
Ho la sensazione questo c’ entri in qualche modo con il suo ultimo libro, che ha una tesi forte…
«L’ emancipazione femminile è una favola, la condizione della donna in Italia è peggiorata. Un tempo almeno c’era il culto dell’ angelo del focolare, oggi la casalinga è disprezzata e descritta come una mantenuta che non sa fare nulla».
Quali rimedi suggerisce?
«È giunto il momento di smetterla di invocare condizioni di parità, perché solo con la disparità si può uscire dalla discriminazione: servono norme che diano diritti effettivi alle donne. È un risarcimento minimo dopo secoli di sudditanza».
Ma io che sono uomo oggi cosa c’ entro col passato: il maschio è già in crisi, vuole annientarlo?
«Il mio è un libro per uomini, per sensibilizzarli. Le donne già lo sanno di dover correre da sole. Perché l’ uomo può urlare dove sono finiti i miei calzini e la donna no?»
La donna valuta l’ uomo anche sulla base del successo professionale, altrettanto non avviene…
«Non è più vero. Conosco donne che fingono di studiare per un concorso per giustificare il fatto che stanno a casa a occuparsi della famiglia».
Quando un bimbo sta male però chiama mamma, non papà…
«È la scusa di tutti gli uomini: pensaci tu, che sei più brava. È una questione culturale, da noi gli uomini si vergognano a occuparsi troppo dei figli e le donne sono dilaniate dal senso di colpa verso la prole. Se una donna lavora deve rinunciare del tutto alla propria vita. Se li si abitua, i bimbi chiamano indifferentemente mamma e papà».
Ma davvero uomini e donne sono uguali?
«Le differenze sono di genere, non di ruolo. Forse noi siamo più emotive ma per il resto siamo uguali, e tutti possiamo fare tutto».
Lei a che cosa ha rinunciato per la carriera?
«Ho fatto un figlio a 44 anni. Al di là di questo, ci sono stati periodi in cui dormivo due ore per notte. Sono stata aiutata dal fatto che amo la mia professione. Ancora oggi quando apro un fascicolo mi monta l’ adrenalina».
Basta lo spirito di sacrificio?
«A chi vuole lavorare con me chiedo se è disposto a sposare lo studio, a sacrificare le domeniche, verifico resistenza e diligenza. Non credo al genio. Ma un talento l’ avvocato deve averlo: il colpo d’ occhio, la capacità di cogliere il punto debole dell’ accusa, perché l’ accusa perfetta non esiste».
E per essere il numero uno?
«Questo non dev’ essere un obiettivo. Io ebbi la fortuna che l’ avvocato Coppi si appoggiò per il processo Andreotti allo studio in cui lavoravo».
Da allora la giustizia non ha risolto nessuno dei suoi problemi.
«Perché la politica ha un disinteresse totale a risolverli. Andreotti diceva che la giusizia non ha appeal. Il guaio è che per certi magistrati la politica ne ha troppo».
Ritiene la magistratura politicizzata?
«Mi sembra un dato di fatto che alcuni magistrati facciano politica. Alcuni addirittura si candidano ed è inaccettabile che possano poi tornare in toga. La magistratura è un sacerdozio che deve restare al di sopra di tutto».
Una concezione altissima. Non sarà diplomazia?
«Un’ altissima concezione dell’ istituto. E davvero molte toghe sono devote alla loro funzione. Ma non tutte sono all’ altezza del loro compito. Né dal punto di vista tecnico né da quello dell’ imparzialità e della morale. Coppi mi diceva che la legge è uguale per tutti ma i giudici no. Spesso i magistrati migliori sono quelli sconosciuti».
Inevitabile chiederle di Ingroia e del fallimento del processo Stato-mafia…
«È un processo che non conosco così bene da poterne parlare come avvocato. Quel che penso delle scelte di Ingroia, si intuisce. Quanto al processo Stato-mafia, mi sembrava fondato su accuse un po’ fumose. Mannino è stato assolto dopo vent’ anni, ma qualcuno ha idea di quello che ha dovuto passare? Io conosco il calvario di Andreotti. Chi paga? Chi ha pagato?».
Le intercettazioni servono o vanno limitate?
«Servono ma vanno fatte con parsimonia. Ora sono usate troppo e come scorciatoia. Spesso sono usati piccoli brandelli e poi durante il processo magari ne emergono altre di senso opposto. Per non parlare della pubblicazione, spesso strumentale e da limitare».
Renzi ha un progetto di legge in proposito…
«Qui do ragione a voi giornalisti. Temo parta da un principio giusto per deformalo e usarlo come bavaglio alla stampa. Renzi è un prestigiatore, pensi a cosa ha fatto con la corruzione». – di Pietro Senaldi
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