TAP: perchè bypassare il popolo sovrano?
Il gasdotto TAP utilizzerà le riserve di gas del mar Caspio con un collegamento che si estenderà per circa 870 km, dal confine greco-turco, attraverso l’Albania e il mar Adriatico fino alle coste pugliesi. Il tratto italiano prevede la costruzione di una condotta sottomarina di circa 45 km, di una interrata di circa 10 km e di un Terminale di ricezione nel Comune di Melendugno (Lecce).
Tra le motivazioni principali vi è la convinzione che il progetto TAP costituisca un utile strumento per diversificare le fonti energetiche e i fornitori d’energia con ricadute positive sia sul cosiddetto “costo della bolletta energetica” che sul piano occupazionale. Tutto nasce nel 2012 quando Passera (allora ministro dello Sviluppo Economico e delle Infrastrutture e Trasporti) annuncia di voler fare dell’Italia l’hub europeo del gas.
La Puglia dunque come hub energetico nazionale e per la UE nonostante sia evidente che con la crisi internazionale i consumi sono diminuiti, gli scenari cambiati e il prezzo di mercato del gas si è abbassato.
Quindi che senso ha proporre un hub del gas in Italia quando cala così tanto la domanda di gas in tutto il mondo? Ce lo chiede l’Europa? In cambio di cosa? E’ strategico per lo sviluppo della Puglia?
Sono anni che la Puglia investe e lavora per conquistare un posto di rilievo nel turismo nazionale ed internazionale e finalmente cominciano a vedersi i primi risultati. D’altro canto, non il Salento, ma la Puglia intera, è più che autosufficiente dal punto di vista energetico. Infatti è già prima in Italia nell’ambito delle fonti rinnovabili: a fine 2012 la potenza di energia fotovoltaica installata era di circa 2.500 Mw e quella eolica poco inferiore a 2.000 Mw.
Perché mai, dunque, si dovrebbe cedere un territorio che ha fatto del suo mare, del suo ambiente e del paesaggio i suoi punti di forza?
Sia l’Accordo che il disegno di legge non prevedono disposizioni di alcun tipo in favore delle popolazioni residenti nell’area in cui insisteranno le strutture necessarie al funzionamento dell’opera prevista. Anzi, l’Art. 6 dell’accordo, che impegna gli Stati contraenti ad “adottare ogni provvedimento atto a facilitare la realizzazione del Progetto nel proprio territorio, compresa la concessione di tutte le autorizzazioni necessarie, è in evidente contrapposizione con le norme nazionali vigenti in materia di VIA (Valutazione d’Impatto Ambientale).
Come può il governo impegnarsi a facilitare le autorizzazioni e, contemporaneamente valutare l’impatto ambientale del progetto nel rispetto della normativa comunitaria?
Il sindaco di Melendugno in qualità di rappresentante dei cittadini ha espresso la contrarietà dell’amministrazione comunale, ritenuta un’infrastruttura non compatibile con il territorio salentino per ragioni di carattere ambientale, sanitario e turistico. La decisione è stata formalizzata con un provvedimento approvato all’unanimità dal Consiglio Comunale e condiviso con le altre amministrazioni comunali interessate.
Dal canto suo, quello che la regione Puglia può fare è rilasciare un parere, non vincolante. Ma il governo italiano dovrebbe pure tener conto della volontà di una Regione e dei suoi abitanti. Tuttavia, la Puglia non sarà l’unica regione ad essere pesantemente coinvolta. La Basilicata infatti si trova proprio nel mezzo della rete di gasdotti che vengono dall’Algeria e dalla Libia e dei tubi che porteranno gas dalla Turchia e dall’Azerbaigian.
L’hub energetico è dunque il destino della Basilicata perché c’è una rete Snam per potersi muovere con il gas nel sottosuolo e ci sono 472 pozzi. Vicino Ferrandina, in Val D’Agri, si estraggono petrolio e gas. Da qualche mese la regione ha previsto l’aumento dell’estrazione. Vogliono raddoppiare il prelievo insomma perché vogliono accorciare i tempi dello svuotamento del petrolio nel nostro sottosuolo e devono stoccare gas.
Lo stoccaggio del gas è l’affare, il business dell’immediato futuro per i soliti noti. Dall’altra parte, ci sono intere comunità di cittadini pronte a dare battaglia per far valere i propri diritti, le proprie aspirazioni e le peculiarità strategiche del proprio territorio. Fonte