21/11/2018 – Deutsche Bank balza al centro del più grande scandalo di riciclaggio della storia bancaria europea. Circa 150 miliardi di dollari di fondi sospetti provenienti dalla Russia e transitati tra il 2007 e il 2015 dalla filiale estone della Danske Bank, sarebbero stati gestiti dalla filiale statunitense della Deutsche Bank AG.
Senza fare nomi, è stato il whistleblower Howard Wilkinson, che tra il 2007 e il 2014 ha guidato la divisione trading della filiale di Tallin della più importante banca danese, a delineare il profilo di Deutsche Bank nella sua testimonianza davanti al Parlamento di Copenhagen.
Più della metà dei 230 miliardi di dollari sospetti (circa 200 miliardi di euro) transitati dalla filiale estone della Danske Bank, ha affermato Wilkinson, sono finiti nella filiale statunitense di una grande banca europea che ha smesso nel 2015 di svolgere il ruolo di banca corrispondente della Danske Bank per le transazioni in dollari negli Usa. L’identikit è quello del principale istituto tedesco e l’identità della banca è stata confermata da persone vicine al dossier.
Nelle scorse settimane Deutsche Bank è stata contattata dagli investigatori del Dipartimento della Giustizia Usa che indagano sullo scandalo della Danske Bank, ma non è l’unica banca statunitense ad aver attirato l’interesse degli investigatori: insieme all’istituto tedesco, infatti, ci sono anche Bank of America e JP Morgan. Danske, Deutsche Bank e altri grandi istituti di credito internazionali sono stati utilizzati per convertire in dollari miliardi di rubli provenienti in gran parte da attività potenzialmente illecite in Russia.
Wilkinson ha fatto la sua prima apparizione pubblica davanti ai parlamentari danesi e ha descritto il meccanismo di presunto riciclaggio dei rubli. Non ha fatto nomi di istituti di credito per paura di dover affrontare azioni legali da parte delle banche accusate. Al Parlamento danese, il whistleblower ha anche rivelato di aver ricevuto dalla Danske Bank un’offerta di denaro in cambio del suo silenzio, dopo aver minacciato di allertare la polizia. Circostanza, questa, smentita dall’amministratore delegato ad interim di Danske Bank, Jesper Nielsen, ascoltato anche lui dai parlamentari danesi.
«La grande banca europea – ha spiegato Wilkinson – era la principale banca corrispondente per i dollari americani ed è stata l’ultima a cessare questa funzione». JP Morgan ha smesso di fornire servizi di banca corrispondente alla Danske Bank nel 2013, mentre Deutsche e Bank of America hanno proseguito per altri due anni, fino al 2015. Ed è anche su questo fronte che stanno indagando il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti a Washington e i pubblici ministeri dell’Ufficio del Procuratore degli Stati Uniti a Manhattan, nell’ambito di un’inchiesta più grande che vede al centro la Danske Bank. Sono almeno 10 le banche coinvolte nello scandalo del maxiriciclaggio avvenuto attraverso il più grande istituto finanziario danese.
In una nota, la banca tedesca ha precisato che «Deutsche Bank ha operato come banca corrispondente per Danske Bank in Estonia. Il nostro ruolo era di elaborare i pagamenti per i clienti di Danske Bank. Abbiamo risolto questo rapporto nel 2015 dopo aver identificato attività sospette da parte dei suoi clienti».
Dal canto suo, Danske Bank ha riconosciuto che i controlli sul riciclaggio di denaro sporco in Estonia erano insufficienti ma in un rapporto pubblicato a settembre ha affermato che il consiglio, il presidente e l’amministratore delegato non avevano violato i loro obblighi legali.
«Nell’aprile 2014 è diventato chiaro che la banca non aveva intenzione di fare nulla – ha detto l’ex dipendente della Danske Bank, riferendosi alle sue precedenti segnalazioni all’interno della banca -. C’è stata una curiosa mancanza di interesse a livello dirigenziale». Nel rapporto di Danske Bank pubblicato a settembre è scritto che il primo report del whistleblower era stato inviato al consiglio esecutivo, alla divisione compliance e al revisore interno il 27 dicembre 2013. Wilkinson ha anche sottolineato di essere stato ignorato dalla Fsa, l’authority responsabile della regolamentazione finanziaria in Danimarca.
Poco prima dell’audizione di Wilkinson, il capo della Fsa, Jesper Berg, aveva affermato che Danske Bank rappresenta solo una piccola parte del flusso totale di soldi che dalla Russia sono stati convogliati nell’Europa occidentale attraverso i paesi del Baltico. Un allarme che fa capire quanto possano essere grandi le dimensioni dello scandalo. – [IlSole24Ore] – Approfondimenti su: THE WALL STREET JOURNAL
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