Report puntata 19/05/2013
Le ombre sui finanziamenti del M5S, fra bugie e mancata trasparenza (19/05/13, Da “Il transatlantico delle nebbie” di Sabrina Giannini: la politica italiana da anni nasconde ai cittadini gli enormi flussi di denaro che i partiti ricevono, fra tutti, anche da fondazioni private istituite ad-hoc al fine di non dover rendicontare i movimenti effettuati per finanziare campagne elettorali e tanto altro. Il Movimento 5 Stelle da sempre ha fatto suo il baluardo della campagna elettorale a costo zero, almeno stando alle parole di Grillo.
di TheResearcher80
Io so convinto anche che berlusconi, sia parte integrante di mediaset, e nonostante ciò si ha fottuto, per oltre 20 anni oltre 40 milioni all’anno di rimborsi elettorali, senza citare tutte le leggi personali senza tener conto del conflitto d’interesse, nonostante i soldi che fruttano le televsioni e tutto le società editoriali che amministra, altro che gratis poteva fare le campagne elettorali…….. il fatto è che ci attacchiamo alle stronzate del blog di grillo che guadagna con il googleadsense per ogni click sugli annunci!!!!
Nelle democrazie occidentali il partito-azienda è un’invenzione italiana. Nasce ufficialmente il 18 gennaio 1994, quando alla presenza di un notaio Silvio Berlusconi e gli altri soci fondatori (Antonio Tajani, Luigi Caligaris, Antonio Martino, Mario Valducci) danno vita al “Movimento” politico Forza Italia. Pochi giorni dopo, l’annuncio, con la videocassetta registrata consegnata ai Tg, della discesa in campo per il bene dell’Italia. Vent’anni dopo, come ci spiega Michele Di Salvo, esperto in comunicazione, blogger e autore di un libro sul comico genovese (Chi e cosa c’è dietro Grillo e al Movimento 5 Stelle) lo schema sembra ripetersi. L’intreccio tra politica e affari come ragione sociale di una nuova formazione politica che, oggi come allora, sta scuotendo dalle radici le istituzioni italiane.
La domanda più ovvia è come guadagna Grillo dal suo blog?
«Le fonti di reddito del blog sono molte e sfruttate al massimo. Basta fare un semplice esperimento visivo, eliminando «i contenuti» e vedere quanto resta come spazi destinati alla pubblicità. Come quella diretta, ovvero vendita di gadget e di prodotti marcati Grillo (libri, dvd etc), alla quale va poi sommato il guadagno indiretto, attraverso le partnership che generano royalty, come ad esempio per ogni utente che si registra e acquista su Amazon partendo dal blog di Grillo».
Ma i gadget rendono tanto?
«Fino a poco fa la vendita di libri e dvd era l’unica forma di finanziamento del blog. A gestire il “merchandasing” è un altro portale, GrilloRama (grillorama.beppegrillo.it). Sono in vendita magliette, dvd e libri di Beppe Grillo. Qualsiasi campagna, tour, comizio, battaglia del comico-politico, ma anche i dvd di Marco Travaglio (tra l’altro venduti a Current Tv per 100mila euro a stagione) è diventata un prodotto di GrilloRama».
E la pubblicità?
«Secondo il «Il Sole24Ore» traffico stimato raggiunge una media tra i 150 e i 200mila utenti ogni giorno e circa 1 milione di pagine viste. La scelta di affidarsi alla pubblicità Google è piuttosto recente da parte della Casaleggio Associati. Con la crescita del Movimento il blog di Grillo è finito nella categoria top-site degli Ad-Sense di Google: la pubblicità sul blog del comico ora può essere stimata fino a un massimo di 2,49 euro per ogni click e 5 euro ogni mille visualizzazioni. Partendo da questi dati il Sole24Ore ha calcolato per Beppegrillo.it un ricavo annuo che oscilla tra i 5 e i 10 milioni di euro, anche se ci sono analisi (come quella di Webnews) che riducono la forchetta tra 1,5 e i 2,2 milioni».
In molti si sono chiesti quali sono le entrate che il blog garantisce a Beppe Grillo, e lo stesso comico non fa mistero di quanto guadagna in un intervista rilasciata alla Stampa in cui spiega “È presto detto: col blog siamo in pari, ci costa sui duecentomila euro l’anno, li copriamo con la pubblicità, ci sono tre persone che ci lavorano a tempo pieno.
Poi i libri: sa che il libro che guadagna di più non è neanche pubblicato da noi, è quello con Fo e Casaleggio, per Chiarelettere, e il ricavato andrà tutto in beneficenza. Tutto. Io non lavoro da tre anni. È il motivo per cui vorrei tornare a fare un tour mondiale, poter fare il mio lavoro di comico.Ma ci accusano di tutto, anche di aver registrato un’associazione a nome di mio nipote”.
Proprio sull’associazione registrata a nome del nipote, che ha suscitato tante polemiche, Grillo vuole fare chiarezza e spiega che l’associazione è stata creata per non essere esclusi dalla vita politica italiana, da cui il M5S poteva essere tagliato fuori proprio perchè era solo un movimento.
Il comico chiarisce che non ha guadagni dall’associazione che serve “per pararci il c… dalla legge, e evitare che fossimo esclusi per essere solo un movimento, costituimmo in una notte questa associazione, intestata a mio nipote, avvocato.
L’associazione è lì, non tocca una lira, andate a controllare. Per farla ci siamo affidati a due studi legali e ci è costato 140mila euro”.
Beppe Grillo ci tiene che tutti sia limpido e cristallino perchè già tanti attacchi deve subire e non vuole avere più attacchi di quelli che già ha perchè “non sopportano che certe cose le dica un comico. E devono demolirlo.”
e che ci frega a noi il guadagno di grillo?
L’informazione rende consapevoli, e la consapevolezza rende gli uomini liberi. Da questo punto di vista la trasmissione Rai “Report” è una pietra miliare nel panorama della disinformazione italiana. Massimo rispetto e massima considerazione per i colleghi giornalisti che fanno il loro lavoro. L’importante è mantenere correttezza e obiettività. Fare le pulci al Movimento 5 stelle è legittimo esattamente come per qualunque altro gruppo politico. Soprattutto se, come ha detto Milena Gabanelli, dev’essere chiaro che “la provenienza del denaro che ruota attorno al soggetto politico, abbia un nome e cognome”. Ebbene, guardando il servizio di Report sul M5S, ho avuto la sensazione che si sia voluto far passare il messaggio secondo cui il Movimento sia un progetto commerciale finalizzato al guadagno tramite il blog. E se questa è stata la mia sensazione, ho motivo di ritenere che il servizio trasmesso ieri sera da Rai3 sia stato nell’insieme fuorviante.
Fuorviante laddove si insinua il dubbio che i banner pubblicitari sul blog di Grillo portino chissà quali introiti a Casaleggio e a Grillo. Se questa è stata l’intenzione di Report, mi spiace dirlo, ma stavolta ha preso in giro i telespettatori. Siccome non voglio dubitare della correttezza e dell’obiettività di Milena Gabanelli, non mi spiego come mai nel servizio non è stato detto che tenere un blog è prima di tutto un costo. Un costo che nessun banner riesce a colmare fino a travalicare nel guadagno per il blogger. Siccome non voglio dubitare della correttezza e dell’obiettività del team di Report, non mi spiego perché nel servizio non è stato detto che i soldi riscossi dai banner sui blog non bastano nemmeno per pagare il canone dei server necessari al suo mantenimento. Parlo con cognizione di causa, visto che anch’io, con le dovute proporzioni rispetto alle visite del blog di Grillo, sacrifico spazio di questo blog alla pubblicità per racimolare poche decine di euro mensili nonostante le decine di migliaia di visitatori singoli settimanali. E’ un problema comune a tutti i blogger. Soprattutto se trattano temi sociali e politici, come nel caso di Beppe.
Magari si guadagnasse tenere un blog di informazione! Magari si guadagnasse quanto condurre Report! Anzi, visto che parliamo di Rai3 (canale a canone obbligatorio coi soldi dei cittadini), mi piacerebbe sapere quanto guadagna la Gabanelli a stagione, e quanto guadagnano i suoi inviati. Se ce lo dicesse con trasparenza, saremmo tutti più informati. E soprattutto più consapevoli. Grazie. E alla prossima inchiesta!