02/07/2017 – Nel disinteresse generale, la Rai di Mario-Moira Orfeo ha presentato i palinsesti autunno-inverno: i più grigi, allineati e conformisti della storia. Persino più deprimenti di quelli di Campo Dall’Orto. Ma un po’ meno di quelli dell’anno prossimo. Basta ricordare la Rai di 20, 30, 40 anni fa per trovare uno sfavillio di personaggi e programmi di alto livello e gradimento.
C’era la lottizzazione, è vero, e chi non piaceva ad almeno un partito dell’arco costituzionale (Prima Repubblica) o incostituzionale (Ventennio Berlusconiano) difficilmente trovava spazio. Ma c’erano anche le eccezioni: Pasolini, Eco, Biagi, Fo&Rame, Funari, Santoro, Gabanelli, Beha, Luttazzi, i Guzzanti ecc..
Persino negli anni di B. una rete, la terza, era lasciata ai partiti di sinistra, tipo riserva indiana, a garantire una valvola di sfogo e un simulacro di pluralismo (anche se il termine esatto era spartitocrazia).
Ora c’è la renzizzazione: tutte le reti e i tg in mano a un solo uomo, quello che aveva promesso di liberare la Rai dai partiti e poi li ha cacciati tutti tranne il suo. Uno che rappresenta sì e no il 25% degli italiani, eppure controlla il 100% del “servizio pubblico”.
L’unico luogo, insieme a un Parlamento dopato da un premio di maggioranza illegittimo e raso al suolo dalla Consulta quattro anni fa, in cui conta ancora qualcosa – scrive Marco Travaglio sul Fatto Quotidiano nell’editoriale di oggi 2 luglio 2017, dal titolo “Circo Orfeo”.
Il buon Trvaglio continua: “E la Rai, come sempre, è lo specchio più fedele della politica: un potere tanto più ferocemente arrogante nei pochi palazzi che ancora controlla quanto più è debole nella società.
Un potere capace di tutto, pronto a tutto e impaurito da tutto proprio perché non rappresenta nulla e nessuno. Secondo voi, perché l’apposito Mario-Moira ha chiuso l’Arena di Massimo Giletti, che ogni domenica pomeriggio teneva incollati a Rai1 4 milioni di telespettatori (20% di share) sbaragliando la concorrenza e incassando 7 milioni in spot, mentre faceva carte false per trattenere a suon di milioni Fabio Fazio in nome degli ascolti e degli introiti pubblicitari?
Non certo perché Giletti sia un tupamaro, un rivoluzionario, o un nemico del Pd (basta rivedere le sue interviste a Renzi, tutt’altro che irriguardose).
Ma semplicemente perché ha un buon fiuto e sa annusare i temi che interessano al pubblico della sua fascia e “fanno ascolti”: cronaca nera, (in)sicurezza, (dis)servizi pubblici, sprechi e privilegi della casta. Ciò di cui ogni giorno la gente discute e mugugna al bar.
Un potere tendenzialmente autoritario e dunque spaventato da tutto non può tollerare neanche questo: chi si sente debole e gonfia i muscoli per fingersi forte teme tutto ciò che non controlla”. – Articolo intero su Il Fatto Quotidiano in edicola oggi.
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