A me è capitato di collaborare con un giornale che percepiva finanziamenti pubblici, ho lavorato con l’Unità e poi ho lavorato con il giornale per cui lavoro oggi.
Posso testimoniare che senza finanziamenti si lavora meglio, gli unici che ci possono comprare sono i nostri elettori.
So cosa significa quando un giornale percepisce finanziamenti dalla politica, ricordo che c’erano continue lamentele da parte del partito che pretendeva, proprio in quanto vettore di quel finanziamento, di mettere “le mani sul giornale” pretendendo cose che poco avevano a che fare con la libertà d’informazione. All’epoca arrivarono a cacciare chi gestiva il giornale ovvero Furio Colombo e Antonio Padellaro, riportando L’Unità ad essere un giornale di partito fino a fargli fare la fine che ha fatto recentemente.
Il problema è che i giornali di partito non sono dei giornali, non interessano a nessuno.
Per come la vedo io dovrebbero sopravvivere solo i giornali apprezzati dai lettori senza mani invisibili che li sostengono. Io capisco che i partiti abbiano l’esigenza di comunicare le loro iniziative, le loro proposte, le loro attività, ma queste esigenze di comunicazione oggi nel 2014 possono essere soddisfatte con costi molto ridotti dall’apertura di un sito. Non si vede per quale motivo tenere in piedi dei carrozzoni che hanno come obiettivo quello di pubblicare le proposte di legge o i discorsi dei leader di partito.
Il giornalismo è una cosa diversa dalla comunicazione politica.
L’ESPERIENZA DE “IL FATTO QUOTIDIANO”
Io non voglio vantarla nel senso che siamo stati fortunati, siamo nati dopo e quindi siamo riusciti a metter su un giornale dimensionato per l’epoca in cui viviamo, un giornale che a differenza delle strutture ingenti messe in piedi nei decenni passati, ha una struttura ridimensionata e quindi noi non abbiamo il problema di mandar via 70-80 persone all’anno con prepensionamenti, scivoli e ogni sorta di cosa anche lì in parte caricati sulla collettività (anche questa una forma di aiuto di Stato nei confronti dei grandi editori). Noi siamo partiti in 15 e adesso siamo una sessantina ma di più non possiamo allargarci.
L’altra grande fortuna è stata dire da subito che non avremmo voluto soldi pubblici.
E’ una esperienza che mi fa dire che se uno può fare a meno di aiuti esterni da parte della politica, il giornale viene meglio, la vita nel giornale è migliore, la qualità dell’informazione aumenta e i lettori se ne accorgono. Insomma è tutto più facile quando non devi chiedere a chi ha il rubinetto in mano di aprirlo un po’ di più o chiuderlo un po’ di meno.
Io ricordo che i giornali con cui ho lavorato che prendevano i contributi pubblici, avevano sempre un occhio di riguardo per il sottosegretario alla presidenza del consiglio che era materialmente addetto alle erogazioni alla stampa, oppure al Ministro ai Trasporti, Poste e Telecomunicazioni. Es. Gianni Letta è l’uomo più intoccabile dalla stampa italiana come oggi i giornali guardano con un occhio di riguardo il sottosegretario Lotti proprio perché credo sia lui ad occuparsi di questi emolumenti. Questo è stato sempre così con governi di centrodestra o di centrosinistra.
Questo premesso che la gran parte dell’indipendenza derivano dall’indipendenza del giornalista, dell’editore, e del direttore,…ma questo non può essere normato.
LA PUBBLICITA’
Anche la pubblicità condiziona l’editoria essendo l’altro introito oltre alle vendite o agli abbonamenti. Ma anche lì bisogna avere la capacità di non farsi condizionare dalla pubblicità e anche questo dipende dai gestori del giornale. Noi abbiamo gli introiti pubblicitari di 10%.
Se uno va a vedere come si muove il mercato pubblicitario in Italia, si rende perfettamente conto di come ci siano giornali che vendono 2000 copie che hanno il decuplo della pubblicità che hanno dei giornali che ne vendono 100.000. Questa è la dimostrazione che purtroppo anche la pubblicità è mossa dalla “marchetta” perché non c’è altro motivo di giustificare una scelta del genere da parte degli inserzionisti o delle aziende. (Il giornale parla bene di quell’azienda o di quella istituzione e l’azienda o l’istituzione in cambio gli acquista spazi pubblicitari.)
La pubblicità è la cosa meno occulta che ci sia, perché tutti aprendo il giornale vedono esattamente chi sono gli inceneritori, ad esempio è chiaro che se il nostro giornale si schiera contro gli inceneritori e poi si mette a pubblicare gli annunci pubblicitari delle aziende in favore degli inceneritori è chiaro che il lettore se ne accorge e perdiamo di credibilità.
Chi si fida di un giornale che cambia la sua linea a seconda di chi acquista i suoi spazi pubblicitari?
INFORMAZIONE: SERVIZIO O PRODOTTO?
L’informazione è un servizio o un prodotto, secondo me entrambe le cose, però dietro ogni giornale c’è una azienda e le aziende devono stare in piedi da sole. Penso che ci debbano essere delle regole contro le concentrazioni, contro gli affollamenti pubblicitari, contro il conflitto d’interessi ma non penso che il giornale debba essere tenuto in piedi dallo Stato.
Un giornale senza lettori non ha ragione di esistere come un’emittente tv senza telespettatori non ha senso di esistere e di essere sovvenzionata soprattutto in questo tempo di crisi.
EDITORI IMPURI
Il rischio che arrivino solo sostegni privati è un rischio che c’è fino a un certo punto. Il privato finanzia un giornale se ha un’aspettativa di guadagno, un minimo di lettori un giornale ce li deve avere. E’ chiaro che stiamo parlando di un sistema che non conosca i conflitti di interessi che conosce il nostro Sistema: è chiaro che un giornale di un “palazzinaro” farà le campagne sui piani regolatori. Quanti giornali sono in mano ai palazzinari, ai banchieri, ai costruttori in Italia?
E’ il problema degli editori impuri e di un mercato che andrebbe normato proprio per evitare questi condizionamenti che sono eliminabili con legislazioni sul modello di legislazioni straniere.
SOSTEGNO ALL’EDITORIA? ALMENO NON SIA SELETTIVO
Fino a quando non saranno risolte tutte le situazioni che abbiamo detto, se proprio si deve dare un sostegno all’editoria almeno non sia un sostegno selettivo… un sostegno sulle spedizioni ecc. sono cose che vanno a favore di tutti e non mette il sistema informativo alla mercé del sistema politico.”
3 DICEMBRE 2014 Commissione Cultura riguardo al finanziamento pubblico all’#editoria