Quello che i mass media non ci dicono sulle rivolte in Turchia…
[8]. Nel mese di febbraio di quello stesso anno, 10.000 persone hanno dimostrato nel centro di Ankara contro il governo sulla riforma del lavoro, che include la riduzione del salario minimo per i giovani, la possibilità di trasferimento dei funzionari e l’assunzione di lavoratori senza protezione sociale.
[9]. La maggioranza delle persone presenti riprende in coro slogan come “siamo ad Ankara, non al Cairo„, “Tayyip, tocca a te„ e “Tayyip, ti auguriamo la stessa fine allegra di Moubarak„. Le direttive neo-liberiste applicate in questi ultimi anni anni hanno generato un aumento delle diseguaglianze sociali nel paese. Secondo la rivista Forbes, la città di Istanbul, centro finanziario della Turchia, contava 35 multimilionari a marzo 2008 (contro 25 nel 2007), piazzandosi al 4° posto nel mondo. Una relazione sugli imprenditori interessati a fare investimenti in Turchia, redatto dalla banca spagnola Banesto, afferma che “il paese è contrassegnato dall’esistenza di forti disuguaglianze di reddito”.
[10]. Molti lavoratori dipendenti turchi non guadagnano sopra il salario minimo di circa 570 dollari, ed il reddito pro capite corrisponde quasi alla metà dei redditi medi in Europa. Questo insieme di fattori possono probabilmente aiutare a spiegare il disagio sociale che ha dato luogo ai conflitti attuali in Turchia, al di là all’approccio liberale che pretende di adottare la stampa occidentale.