21/07/2019 – Se non è guerra aperta, poco ci manca. Dopo il vertice di Helsinki sui migranti, torna il gelo tra l’Italia e il blocco franco-tedesco. Un freddo polare provocato non solo, o non tanto, dal secco “nein” sbattuto in faccia a Salvini da Merkel e Macron alla proposta di un cambio di passo sulla politica migratoria europea. Ma anche dalle rivelazioni su quanto accade al confine di Ventimiglia, dove la Francia falsifica i documenti per rispedire i migranti nel Belpaese.
L’incontro tra ministri dell’Interno di mercoledì scorso in Finlandia ha segnato un punto di non ritorno. Salvini si era presentato al vertice Ue (il 99esimo dal 2015 sul tema immigrazione) con in mano una proposta di intesa pensata insieme a Malta: l’obiettivo era (ed è) quello di rendere obbligatoria la ripartizione dei migranti in hotspot aperti in tutti i 28 Paesi membri. Niente di più semplice: Roma e La Valletta non possono continuare ad essere il campo profughi dell’Ue senza che gli altri Stati facciano la loro parte. In più, erano previsti anche l’aumento delle espulsioni, i rimpatri gestiti a livello europeo e le “riammissioni automatiche” per chi arriva da una lista di ‘Paesi sicuri’ (come Tunisia o Albania).
L’idea, però, non è stata presa in considerazione né da Horst Seehofer (Germania) né da Christophe Castaner (Francia), che invece hanno spinto per far approvare un documento che riaffermerebbe Malta e l’Italia come gli unici porti “sicuri e più vicini” dove sbarcare tutti gli immigrati. Proponendo (bontà loro) solo una irrisoria “coalizione di volenterosi” di Stati che si facciano carico della redistribuzione dei disperati dopo lo screening e la registrazione. Un agguato politico, per ora non andato a segno.
La corda però è ormai tesa al massimo. Una tensione acuitasi dopo l’inchiesta sui respingimenti francesi al confine tra Ventimiglia e Mentone. Parigi continua a tenere in piedi il suo “muro”, chiude i migranti in container senza cibo né acqua e soprattutto tarocca i verbali per rispedire gli irregolari nel Belpaese. L’irritazione che trapela dal ministero è tale che Roma è pronta ad una reazione che sa di strappo istituzionale. Come rivelano al Giornale.it fonti del Viminale, infatti, “lunedì a Parigi l’Italia manderà solo dei tecnici dopo il vertice di Helsinki dell’altro giorno”. Nessuna presenza politica, dunque: Salvini diserterà il tavolo convocato dal governo transalpino (e aperto a tutti i ministri dell’Interno e degli Esteri) dove si parlerà di Libia e di immigrazione.
Il motivo dello strappo è politico, ovviamente: “Con la Francia è in atto un duro confronto per scegliere futura politica europea sull’immigrazione”, spiegano dal Viminale dove sono “già in corso degli approfondimenti sulle attività” della polizia francese al confine. La guerra è aperta, inutile nasconderlo. “Roma e Parigi – confermano le fonti – sono su posizioni distanti”. Molto, troppo. Tanto che ormai in Europa si sono creati due fronti opposti e contrapposti: da una parte Merkel e Macron, dall’altra Salvini e chi con lui chiede un cambio di passo. “L’Italia ha incassato il sostegno di altri paesi a partire da Malta e dal gruppo Visegrad – fanno trapelare dal Viminale – non siamo isolati ed è la prima volta che l’Unione Europea è divisa in due blocchi distinti”. Uno dei quali “non tollera più lo strapotere francotedesco”. – [IlGiornale.it]
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