Come nascono i finanziamenti ai Partiti

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Tutto cominciò con lo “scandalo petroli”. Era il 1974 e sui quotidiani del 14 febbraio la notizia del giorno era che il pretore Mario Almerighi aveva chiesto l’autorizzazione a procedere contro i segretari amministrativi dei quattro partiti di governo – Dc, Psi, Psdi e Pri – sostenendo di avere prove sufficienti a dimostrare che l’Enel e le compagnie petrolifere avevano versato al quadripartito “ingenti somme di denaro”.

Tre settimane dopo, il presidente del Consiglio Mariano Rumor presentò le dimissioni (per quanto incredibile possa sembrare al giorno d’oggi, c’è stato anche in Italia un tempo in cui la scoperta di un caso di corruzione provocava la caduta del governo).

Mentre arrossivano per la vergogna di essere stati scoperti, i partiti si domandavano come avrebbero potuto rimpiazzare quell’inconfessabile sorgente di denaro.

La risposta fu trovata rapidissimamente: con il finanziamento pubblico. Inattaccabile la motivazione: se vogliamo evitare la tentazione di farci corrompere, dobbiamo poter contare su un contributo alla luce del sole. La legge, stesa dal futuro segretario democristiano Flaminio Piccoli, fu approvata a tempo di record: in sedici giorni finì sulla Gazzetta Ufficiale. continua a leggere su: Finanziamento ai partiti

di Sebastiano Messina su La Repubblica