RegionePuglia: la casta colpisce ancora, tornano i Vitalizi aboliti a dicembre 2012
Il vitalizio è morto, lunga vita al vitalizio. Nell’Italia della crisi del credito, c’è un investimento in grado di restituire in un breve lasso di tempo percentuali faraoniche. Più vantaggioso di un fondo speculativo e assai più sicuro. È la pensione che la Regione Puglia riserva ai suoi consiglieri regionali. Abolito da inizio anno per volere della giunta Vendola in ossequio ai tagli ai costi della politica, il vitalizio continua in realtà a conoscere gli ultimi momenti di gloria. E a dimostrare le sue potenzialità in grado di trasformare un piccolo impiego di denaro in una lauta assicurazione a vita. Il motivo è presto detto e ruota (come sempre più spesso ultimamente) attorno al consueto principio dei “diritti acquisiti”. Un leit motiv che in questi anni si sta dimostrando la più sorprendente forza di contrasto a qualunque riforma ai privilegi della casta. Quando alla fine dell’anno scorso la Puglia ha deciso di abolire l’istituto del vitalizio a partire dal 1° gennaio 2013, si è posto il problema dei consiglieri al loro primo mandato: che fare dei contributi dagli eletti che non hanno ancora raggiunto i cinque anni minimi di versamenti necessari a riscuotere la pensione? Le soluzioni erano due: restituire tutte le ritenute prelevate in busta paga (circa 1.900 euro al mese) oppure consentire il riscatto oneroso per completare il quinquennio contributivo. La decisione è stata di percorrere questa seconda strada.