Eni-Saipem, tangente all’Algeria Chiesto processo per l’ex ad Scaroni
Secondo l’accusa, 198 milioni di dollari sarebbero stati versati all’allora ministro Khelil per ottenere 7 appalti petroliferi del valore di «oltre 8 miliardi di euro»
Neews – La Procura di Milano ha chiesto il rinvio a giudizio per l’ex ad di Eni Paolo Scaroni e per altre 7 persone per la vicenda della presunta maxi tangente algerina da circa 198 milioni di dollari. La richiesta di processo riguarda anche Eni e la sua controllata Saipem, imputate in base alla legge 231 del 2001. L’inchiesta della Procura di Milano è stata chiusa a metà gennaio e giovedì il procuratore aggiunto Francesco Greco e i pm Fabio De Pasquale, Isidoro Palma e Giordano Baggio hanno chiesto il rinvio a giudizio. Richiesta su cui dovrà esprimersi il gup che dovrà fissare l’udienza preliminare. La richiesta di processo riguarda, oltre a Scaroni, anche l’ex direttore operativo di Saipem, Pietro Varone, l’ex presidente di Saipem Algeria, Tullio Orsi, l’ex direttore finanziario prima di Saipem e poi di Eni, Alessandro Bernini, l’ex presidente ed ex ad di Saipem, Pietro Tali, l’ex responsabile Eni per il Nord Africa, Antonio Vella, e poi Farid Noureddine Bedjaoui, il fiduciario dell’allora ministro dell’Energia dell’Algeria Chekib Khelil e considerato l’intermediario tra i pubblici ufficiali in Algeria e i manager della controllata di Eni. E, infine, Samyr Ouraied, uomo di fiducia dello stesso Bedjaoui.
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