27/04/2017 – Il Parlamento approvi presto una nuova legge elettorale. Dopo aver chiesto da mesi di individuare un sistema di voto omogeneo per Camera e Senato, dopo aver incassato le promesse di impegno da tutte le parti politiche e aver atteso invano senza riuscire a vedere nemmeno un testo approdare in Aula, ieri il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha ritenuto fosse il momento di intervenire. Ha convocato a pranzo al Quirinale i presidenti di Camera e Senato, Laura Boldrini e Pietro Grasso, e attraverso di loro ha inviato un messaggio forte e chiaro ai partiti, richiamandoli all’urgenza della questione «per il funzionamento del nostro sistema istituzionale». Il Parlamento «provveda sollecitamente» – è il caldo invito – a questa e anche a un’altra incombenza, da troppo tempo sospesa: l’elezione di un giudice della Corte costituzionale.
Ma è soprattutto il monito sulla legge elettorale ad agitare gli animi nel Palazzo, in un prevedibile rimbalzo delle responsabilità per questo prolungato ritardo. Se dal Pd assicurano che la riforma del sistema di voto è in cima ai loro pensieri, dalle opposizioni – Forza Italia come M5S – suggeriscono che invece è proprio il congresso dei democratici – in dirittura d’arrivo con l’elezione del nuovo segretario domenica – ad aver provocato lo stallo dei lavori della commissione che se ne sta occupando. Là dove, garantisce il presidente Mazziotti, a giorni sarà finalmente presentato un testo base, probabilmente martedì o mercoledì.
«Il presidente della Repubblica ha ragione: non so gli altri, ma certamente per il Pd sono priorità» i temi sollevati, giura il capogruppo alla Camera, Ettore Rosato, che, per dimostrarlo, nella riunione dei presidenti di gruppo, chiede – come il M5S – l’approdo in Aula della legge. «Il Pd ha fatto le sue proposte», sottolinea il capogruppo al Senato Luigi Zanda, a partire dal Mattarellum, ma con «scarso successo», poi un’altra formulazione «con collegi uninominali e ragionevole premio di maggioranza, mi sembrano buone basi per andare avanti». Il fatto è che, prima ancora del merito della legge, viene l’opportunità dei tempi, o così almeno accusano le opposizioni: «Più che al Parlamento – invita il forzista Renato Brunetta – il capo dello Stato si rivolga al Pd e al suo segretario in pectore, Matteo Renzi, che da mesi bloccano i lavori». Stesso concetto dei parlamentari pentastellati della commissione Affari costituzionali: «Questa grave paralisi istituzionale è imputabile solo ed esclusivamente a Renzi e al suo Pd»; loro, insistono, hanno una proposta, il Legalicum, «può essere approvata nel giro di qualche giorno di lavoro».
L’intervento del presidente Mattarella ha sortito comunque un primo risultato: è stato calendarizzato il provvedimento. Ma sarà fra più di un mese, il 29 maggio: il tempo necessario, dicono, per completare l’esame in commissione. Poi però, sollecita la Boldrini, «non subisca ulteriori rinvii: si tratta di rispettare le attese dell’opinione pubblica e il ruolo stesso dell’istituzione parlamentare». – FONTE:
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