22/12/2019 – Il giorno dopo quella che si è profilata come una svolta storica nella lotta alle mafie dopo il Maxi processo, è tempo di bilanci. I numeri e i nomi di quest’operazione guidata dal Procuratore capo di Catanzaro, Nicola Gratteri, sono sotto gli occhi di tutti da ieri, o quasi.
Secondo un interessante resoconto pubblicato da “Il Fatto Quotidiano” il blitz avvenuto ieri notte e che ha portato all’arresto di più di 300 persone tra boss, imprenditori e politici, sarebbe clamorosamente scivolato in sordina per l’informazione nazionale. Non per tutta, ovviamente, ma tra i “distratti” dalle colonne de il Fatto compaiono nomi come Repubblica, Stampa, Secolo XIX, Libero. Testate e gruppi editoriali che, secondo il noto giornale, avrebbero rilegato lo Tzunami giudiziario di questi giorni a trafiletti o articoli in 15esima o 16esima pagina, anteponendogli fatti di cronaca come la sfida di Ratzinger alla chiesa tedesca e una cena aziendale andata in crisi,ad esempio. Insomma la notizia nella notizia sarebbe la censura della notizia, e visti i temi e il calibro dei fatti, l’articolo del Fatto Quotidiano fa una diagnosi da brivido.
“Questa è una giornata storica giunta a conclusione di una indagine nata il giorno del mio insediamento che corona uno dei sogni che avevo, smontare la Calabria come un treno della Lego e rimontarlo piano piano”. Ha commentato così il procuratore Capo di Catanzaro Nicola Gratteri l’operazione ciclopica svolta stamane contro la ‘ndrangheta in quasi tutto il territorio nazionale e all’estero. “Quando l’ho detto ai miei – ha detto nel corso della conferenza stampa – mi hanno guardato come un marziano ma il lavoro è cominciato con l’Arma territoriale. Poi l’indagine è lievitata e sono intervenuti i Ros. Il Comando generale ci è sempre stato vicino ed il Comando interregionale ci ha mandato i migliori uomini”. Gratteri si è detto impressionato per un aspetto emerso nel corso del delicato lavoro d’indagine: la disponibilità di figure politiche e istituzionali nei confronti della potente cosca Mancuso. “Ci ha meravigliato la facilità, la permeabilità dei quadri della Pa da parte della cosca Mancuso intesa come ‘provincia’ di Vibo. Questa è la cosa che più ci ha amareggiato, vedere uomini delle istituzioni al servizio della ‘provincia’. E’ stato molto triste”.
Corsa contro il tempo
Il capo della Dda di Catanzaro Gratteri ha inoltre confessato che la maxi operazione ‘Rinascita-Scott’ sarebbe potuta saltare perché “i boss sapevano che l’avevamo programmato per domattina”. Una corsa contro il tempo. L’indagine si è rivelata “difficile da subito per contenere le fughe di notizie che ci hanno fatto ballare per un anno – ha raccontato Gratteri – dal deposito della richiesta al gip”. La maxi operazione è stata anticipata di 24 ore, come ha affermato sempre Gratteri, proprio per scongiurare il rischio che qualcuno degli indagati potesse fuggire.
“Capite – ha aggiunto – cosa vuole dire, nell’arco di 24 ore, spostare 3000 uomini. E una cosa da folli ma ieri sera, dopo una riunione drammatica abbiamo sentito che i vertici della cosca sapevano. E’ stato il panico. Allora bisognava essere folli, anticipare. Nella stanza non si respirava più. Ma grazie a questa grande squadra sono arrivati carabinieri da tutte le parti”. “Sapevamo – ha proseguito Gratteri – che il boss Luigi Mancuso tornava da Milano e sapevamo che non l’avremmo più visto. Gli uomini del reparto speciale del Gis sono saliti sul treno e l’hanno tenuto sotto controllo per tutto il viaggio e non se ne è accorto. A Lamezia non ha neanche capito cosa succedeva, è stato preso e portato via in caserma”. Il procuratore ha poi voluto ringraziare tutti gli uomini delle forze dell’ordine che hanno contribuito a raggiungere questo risultato storico. “Siamo riusciti ad anticipare di un giorno l’operazione grazie alla professionalità dei carabinieri, uomini che anche la vigilia di Natale sono pronti a mollare tutto se chiamati per un servizio. Lo dico a chi ama denigrare questo Ufficio, l’Arma dei carabinieri e le forze dell’ordine”.
Strumenti di contrasto non adeguati
Nel corso della conferenza stampa con i giornalisti Gratteri ha voluto sottolineare che “le mafie oggi sono più ricche, soprattutto perché noi magistrati, forze dell’ordine, soprattutto storici, giornalisti, politici abbiamo sottovalutato la ‘ndrangheta continuando a narrarla per decenni come una mafia di pastori, al massimo di sequestratori di persona o di trafficanti di cocaina”. “Non ci siamo voluti convincere – ha spiegato – che nel 1970 è stata istituita la ‘Santa’, proprio perchéuno ‘ndranghetista potesse far parte di una loggia massonica deviata: da quel momento avremmo dovuto capire lo spartiacque ed essere consequenziali a questo mutamento”. Gratteri ha fatto un richiamo alla presa di coscienza civile sul pericoloso fenomeno.
“Da un paio d’anni – ha spiegato – circola il pensiero che bisogna riscrivere la storia perche’ altrimenti denigriamo la Calabria. Ma la storia è composta di fatti e questi sono i fatti”. “Noi tutti siamo colpevoli quantomeno di omissioni, quantomeno di non aver avuto il coraggio, la volontà e la libertà, di arginare e attaccare il fenomeno mafioso, soprattutto il potere politico e legislativo che ancora oggi, mentre noi parliamo, non ci ha dato un sistema di norme proporzionato e proporzionale alla realtà criminale. Perché – ha concluso Gratteri – se noi avessimo avuto altri strumenti normativi, e se qualcuno nel 2010 non avesse bloccato le assunzioni nelle forze dell’ordine – oggi siamo a 20mila carabinieri in meno, 20mila poliziotti in meno, 8mila finanziari in meno – noi oggi avremmo fatto molto di più: per fare questo oggi, per raccontare questo progetto ho fatto i viaggi della speranza a Roma, e devo ringraziare i vertici dell’Arma dei Carabinieri che hanno creduto in questo progetto, in questa follia”.
Opera di risanamento del territorio
A fine intervento Nicola Gratteri ha invitato la collettività e la società civile a riprendersi il proprio territorio nonché le proprie libertà per anni tenute in ostaggio dai tentacoli della ‘ndrangheta. ”La Procura di Catanzaro ed i carabinieri hanno fatto la loro parte. – ha detto il procuratore – Adesso sta alla società civile e anche alla stampa, agli storici, agli educatori spiegare alla gente cosa è la ndrangheta ma soprattutto spiegare che devono avere più coraggio, che devono occupare gli spazi che noi questa notte abbiamo liberato. Questo da oggi è il cambiamento, se veramente vogliamo cambiare qualcosa, altrimenti – ha concluso – continuiamo a piangerci addosso”. – [FONTE]
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