Coronavirus Lombardia, finisce alla ditta di Lady Fontana l’ordine di 513mila euro di camici

07/06/2020 – Scoop di Report: ad aprile Aria Spa, la Consip della Regione, affida la fornitura di dpi alla società Dama. Una fornitura di materiale medico per l’emergenza Covid che doveva essere una donazione, ma che nella realtà è diventata una procedura negoziata e quindi un affidamento diretto senza gara pubblica per mezzo milione di euro da parte di Regione Lombardia a una società di Varese riconducibile direttamente alla famiglia della moglie di Attilio Fontana. Un bel guaio per il presidente, recentemente archiviato dall’accusa di abuso d’ufficio nell’inchiesta sulle tangenti in Lombardia e oggi travolto dalle polemiche per come la sua giunta sta affrontando la pandemia. La notizia è merito del lavoro del giornalista di Report Giorgio Mottola.

Sentito sul punto, Fontana, attraverso il suo portavoce, ha fatto sapere alla trasmissione di Rai3: “Della vicenda il presidente non era a conoscenza. Sapeva che diverse aziende, fra cui la Dama Spa, avevano dato disponibilità a collaborare con la Regione per reperire con urgenza Dpi in particolare mascherine e camici per strutture sanitarie”.

Vediamo allora di capire fatti e protagonisti. Con una premessa temporale: il tutto inizia il 16 aprile con l’affidamento, e finisce attorno al 22 maggio quando la ditta stornerà quei soldi restituendoli di fatto alla Regione.

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Come dire: scusate, ci siamo sbagliati. Questo però cambia poco le carte in tavola e non cancella il pasticcio. L’affidamento diretto di denaro pubblico viene firmato da Aria, la centrale acquisiti della Regione, creata circa un anno fa su input dell’assessore al Bilancio, il leghista Davide Caparini. Negli elenchi dei fornitori presenti sul sito di Aria con molta difficoltà si trova la ditta Dama Spa. Compare il nome, ma non si comprende bene cosa si venda e a che prezzo. La Dama, però, è una società nota che detiene il famoso marchio Paul&Shark. Il suo ceo è Andrea Dini, fratello di Roberta, moglie di Attilio Fontana. La first lady regionale è poi parte attiva dell’impresa in quanto vi partecipa come socia al 10% attraverso la Divadue Srl. La Diva Spa, invece, detiene il 90% di Dama Spa. La Diva Spa inoltre ha come socio al 90% una fiduciaria del Credit Suisse che amministra un trust denominato “Trust Diva”.

Fatta luce sul risiko societario, ripartiamo dal 16 aprile. A quella data la Lombardia è nel pieno dell’emergenza. In tv sono passate le immagini dei morti di Bergamo portati fuori città dai camion militari. A Milano è già scoppiato lo scandalo delle Rsa. Nel frattempo, il 16 aprile Filippo Bongiovanni, direttore generale di Aria (di nomina leghista, “maroniano di ferro”), ex finanziere poi passato in Regione con ruoli di prestigio in Eupolis e Infrastrutture lombarde, firma un ordine di forniture e lo invia alla Dama Spa.

Scrive Aria: “Stante l’emergenza inerente all’epidemia Covid-19 (…) in considerazione della vostra offerta con la presente si conferma l’ordine”. Si tratta di 513 mila euro così ripartiti: 63 mila euro per 7 mila set di camici, cappellini e calzari. E altri 450 mila euro per 75 mila camici singoli. Secondo il documento, recuperato da Report, Dama deve iniziare le consegne a partire dal 16 aprile, mentre il pagamento avverrà a 60 giorni e il 30 aprile emetterà regolare fattura.

Insomma, il documento firmato da Bongiovanni è chiaro e conferma l’affidamento di forniture per mezzo milione di euro pubblici a un’azienda molto vicina a Fontana. Il quadro così ricostruito viene presentato dall’inviato ad Andrea Dini, che al citofono risponde: “Non è un appalto, è una donazione. Chieda pure ad Aria, ci sono tutti i documenti”. Davanti all’ordine di forniture, Dini mette giù. Poi è costretto ad ammettere: “Effettivamente, i miei, quando io non ero in azienda durante il Covid, chi se ne è occupato ha male interpretato, ma poi me ne sono accorto e ho subito rettificato tutto perché avevo detto ai miei che doveva essere una donazione”.

E così, in effetti, avviene. A partire dal 22 maggio, la Dama stornerà quelle fatture di fatto riportando il tutto a una donazione. Il che non cancella una brutta vicenda che ha sollevato la concreta ipotesi di un enorme conflitto d’interessi per il governatore Attilio Fontana. – [IlFattoQuotidiano.it]
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