“Ventidue agenti, nessun detenuto” L’altra faccia del caos penitenziario
ROMA, 4 novembre 2013 – «I GUARDASIGILLI passano, ma l’emergenza resta. Considerando che, quanto all’edilizia carceraria, le costruzioni realizzate dal 2006 a oggi sono frutto, in buona sostanza, degli impegni assunti dall’allora ministro della Giustizia Clemente Mastella, bisogna concludere che in Italia concetti come ‘fare chiarezza’ e ‘razionalizzare’ sono parole d’ordine rivoluzionarie». Donato Capece, segretario generale del Sindacato autonomo della Polizia penitenziaria (Sappe) porta il punto di vista degli agenti di custodia nel dibattito sulla strategia per disinnescare la bomba a tempo del sovraffollamento nelle celle, dopo il pesante monito della Corte europea per i diritti umani.
Fare chiarezza e razionalizzare, dunque. Invece di costruire nuove carceri?
«Se a suo tempo fossero state concentrate le risorse disponibili per ristrutturare il patrimonio edilizio esistente, anziché privilegiare i grandi appalti dalle lunghe ombre, forse non saremmo a questo punto. Eppoi nel sistema tutto si tiene, quando si parla con leggerezza dei famosi 22mila posti letto in più da assicurare alla popolazione detenuta non si può eludere la domanda che nasce spontanea: e gli agenti per sorvegliarli, dove si vanno a prendere?».
Anche su questo fronte c’è spazio per riformare a costo zero?
«C’è un esempio grande come una casa: la giustizia minorile, articolata in Centri di prima accoglienza e Istituti penali. Nel Cpa di Taranto transitano in un anno 3 detenuti al massimo, mentre risultano impegnati ogni giorno 9 agenti e un ispettore. L’Ipm di Lecce forse è un caso limite: da cinque anni non passa un detenuto, ma lì sono in servizio 22 agenti e 15 impiegati. E segnalazioni non molto distanti da questa realtà arrivano anche da Salerno, Ancona e Caltanissetta. In Italia, su 450 minorenni in carcere sono chiamati a vigilare 900 agenti, senza contare i circa 1200 amministrativi. Razionalizzare vuol dire restituire il 50% di queste forze al circuito ‘maggiore’. Dove peraltro esistono casi di squilibrio in controtendenza».
Casi troppo ‘virtuosi’?
«Nella Casa circondariale di Gela, inaugurata da Alfano quando era Guardasigilli, 90 agenti per 60 detenuti; ad Avezzano il rapporto è di 85 a 65; situazioni analoghe a Lucera e San Severo. Che senso ha? Di contro, in un alveare come San Vittore 790 agenti devono fare i conti con 1600 detenuti, ma solo sulla carta: perché 299 di loro sono distaccati ad altri servizi».
Telecamere per sostituire i sorveglianti e ‘braccialetti’ per monitorare gli scarcerati?
«Le telecamere non vedono dentro le celle e i braccialetti, su 2000 del nuovo stock ordinato, finora sono stati applicati a 7 persone». Fonte
In 5 mesi abbiamo fatto quello che avrebbero dovuto fare loro in 20 anni!
La Mozione “Terra dei Fuochi”. In 5 mesi abbiamo fatto quello che avrebbero dovuto fare loro in 20 anni! Quali richieste del Movimento Cinque Stelle sono passate ieri in Aula? Eccole:
a) Porre in essere tutte le forme di controllo incisivo del territorio campano atte a far cessare il criminale e illecito sversamento di rifiuti tossici in zone agricole e ad alta densità abitativa;
b) Avviare, con un adeguato coinvolgimento del Ministero della salute, una massiccia campagna di indagini epidemiologiche di approfondimento, finalizzate a fare luce sull’impatto delle contaminazioni sulla salute delle popolazioni residenti, anche dando ampia pubblicità ai risultati al fine di sensibilizzare l’opinione pubblica sulla nocività di certi comportamenti criminali;
c) Sollecitare, pertanto, affinché la Regione Campania si doti del cosiddetto Registro tumori regionale quale strumento imprescindibile per definire in maniera chiara e ufficiale il grave stato di salute del territorio;
d) Assumere iniziative normative per consentire ai comuni interessati l’allentamento del patto di stabilità, indispensabile con riferimento esclusivamente ai capitoli relativo alla realizzazione di tali interventi in ambito ambientale (monitoraggio, rimozione rifiuti abbandonati e loro corretto smaltimento);
e) Rendere operativo un tavolo interministeriale, aperto ai contributi delle associazioni e dei comitati di cittadini, di personalità indipendenti del mondo scientifico e dei rappresentanti della regione e degli enti locali, fungendo da cabina di regia, anche al fine di assumere ogni iniziativa economica e normativa utile, per assicurare – in tempi rapidi e certi – il varo delle attività di bonifica. (Salvatore MICILLO – M5S)
5/11/2013 Luigi Di Maio: “In soli 4 mesi abbiamo portato la Terra dei Fuochi in Parlamento!”
GRAZIE AL MOVIMENTO 5 STELLE sono stati approvati i seguenti punti della mozione riguardante la Terra dei fuochi:
a) Porre in essere tutte le forme di controllo incisivo del territorio campano atte a far cessare il criminale e illecito sversamento di rifiuti tossici in zone agricole e ad alta densità abitativa; b) Avviare, con un adeguato coinvolgimento del Ministero della salute, una massiccia campagna di indagini epidemiologiche di approfondimento, finalizzate a fare luce sull’impatto delle contaminazioni sulla salute delle popolazioni residenti, anche dando ampia pubblicità ai risultati al fine di sensibilizzare l’opinione pubblica sulla nocività di certi comportamenti criminali; c) Sollecitare, pertanto, affinché la Regione Campania si doti del cosiddetto Registro tumori regionale quale strumento imprescindibile per definire in maniera chiara e ufficiale il grave stato di salute del territorio; d) Assumere iniziative normative per consentire ai comuni interessati l’allentamento del patto di stabilità, indispensabile con riferimento esclusivamente ai capitoli relativo alla realizzazione di tali interventi in ambito ambientale (monitoraggio, rimozione rifiuti abbandonati e loro corretto smaltimento); e) Rendere operativo un tavolo interministeriale, aperto ai contributi delle associazioni e dei comitati di cittadini, di personalità indipendenti del mondo scientifico e dei rappresentanti della regione e degli enti locali, fungendo da cabina di regia, anche al fine di assumere ogni iniziativa economica e normativa utile, per assicurare – in tempi rapidi e certi – il varo delle attività di bonifica.
Il Governo ha RESPINTO le richieste di:
a) Ripristinare la classificazione da SIR (sito di interesse nazionale) a SIR (sito di interesse regionale) del litorale domizio – flegreo e agro aversano, Pianura, bacino idrografico del fiume Sarno e aree del litorale vesuviano. b) Bloccare, in particolare, ogni tipo di sversamento illecito o di combustione dei rifiuti attraverso un importante piano di finanziamento della videosorveglianza (affidata ai comuni e alla polizia locale) e l’utilizzo dell’esercito; c) Fare in modo che non si proceda alla realizzazione di qualunque ulteriore impianto impattante su quei territori (inceneritori, etc…); d) Intraprendere gli improrogabili interventi di messa in sicurezza delle aree che possono essere recuperate e alla conseguente bonifica del territorio campano.
Il MoVimento continuerà a battersi affinché vengano approvate anche le richieste oggi respinte. Ogni tentativo del Governo di modificare in parte i nostri punti non è altro che un modo per svilire i nostri intenti ed eludere impegni invece essenziali. Dal blog di Luigi Di Maio
C’ERANO UNA VOLTA I lUCANI
La Crisi Truffa, serve a svendere il Territorio Italiano ai Banchieri, che hanno nelle loro mani, le Multinazionali di ogni tipo.
Tanto è vero che l’Unione Europea detta legge nei suoi paesi per spianare gli affari di questi ultimi.
Sta aprendo le porte agli OGM in Italia e alla depredazione del sottosuolo del nostro ex “bel paese”, dove si mangiava sano, si respirava aria buona, perchè qui la Politica non controlla, perchè i valori di inquinamento permesso sono altissimi, perchè ci sono tasse esigue da pagare per l’estrazione.
Beh, è finita se non diciamo basta alle barbarie di ogni tipo che stiamo subendo e che diverranno sempre peggiori.
ASCOLTATE questa Scienziata cosa dice riguardo al PIANO ITALIANO PER LA RICERCA DEL PETROLIO , Inorridite e Condividete, perchè la gente SAPPIA, visto che i media non ne parlano e rischiamo di subire le LORO DECISIONI Passivamente, come al solito!
VIDEO 2: http://youtu.be/
VIDEO 3: http://youtu.be/
Togliamo i soldi alla politica
Secondo le ultime stime stime, sono oltre 1,3 milioni le persone che vivono direttamente, o indirettamente, di politica.
Un esercito composto da oltre 145 mila tra Parlamentari, Ministri, Amministratori Locali di cui 1.032 Parlamentari nazionali ed europei, Ministri e Sottosegretari; 1.366 Presidenti, Assessori e Consiglieri regionali; 4.258 Presidenti, Assessori e Consiglieri provinciali;
138.619 Sindaci, Assessori e Consiglieri comunali.
A questi vanno aggiunti gli oltre 12 mila consiglieri circoscrizionali (8.845 nelle sole
Città Capoluogo); 24 mila persone nei Consigli di Amministrazione delle 7 mila società, Enti, Consorzi, Autorità di Ambito partecipati dalle Pubbliche Amministrazioni; quasi 318 mila persone che hanno un incarico o una consulenza elargita dalla Pubblica Amministrazione; la massa del personale di supporto politico addetto agli uffici di gabinetto dei Ministri, Sottosegretari, Presidenti di Regione, Provincia, Sindaci, Assessori Regionali, Provinciali e Comunali; i Direttori Generali, Amministrativi e Sanitari delle ASL; la moltitudine dei componenti dei consigli di amministrazione degli ATER e degli Enti Pubblici.
Ogni anno i costi della politica, diretti e indiretti, ammontano a circa 18,3 miliardi di euro, a cui occorre aggiungere i costi derivanti da un “sovrabbondante” sistema istituzionale quantificabili in circa 6,4 miliardi di euro, arrivando così alla cifra di 24,7 miliardi di euro.
Una somma che equivale al 12,6% del gettito Irpef (comprese le Addizionali locali), pari a 646 euro medi annui per contribuente.
Vediamo di seguito il dettaglio.
Per il funzionamento degli Organi dello Stato centrale (Presidenza della Repubblica,
Camera dei Deputati, Senato della Repubblica e Corte Costituzionale, Presidenza del Consiglio, Indirizzo politico dei Ministeri) secondo il Bilancio preventivo dello Stato, quest’anno i costi saranno di oltre 3,2 miliardi di euro (82 euro medi per contribuente).
Per gli Organi di Regioni, Province e Comuni (funzionamento Giunte e Consigli) i costi ammontano a 3,3 miliardi di euro (85 euro medi per contribuente).
Per il funzionamento della Presidenza della Repubblica, Camera dei Deputati, Senato della Repubblica e Corte Costituzionale, per il 2011, sono previste spese per quasi 2 miliardi di euro.
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Per il funzionamento della Corte dei Conti, Consiglio di Stato, CNEL, CSM, Consiglio Giustizia Amministrativa della Regione Sicilia, nel Bilancio dello Stato sono stati stanziati 529 milioni di euro.
Per il solo funzionamento della Presidenza del Consiglio, per il 2011, sono previste spese per 477 milioni di euro.
I costi per l’indirizzo politico dei Ministeri (che comprendono esclusivamente i costi di funzionamento dei Centri di responsabilità amministrativa quali il Gabinetto e gli uffici di diretta collaborazione all’opera del Ministro) ammontano nel 2011 a 226 milioni di euro.
Nel 2010 il solo costo per il funzionamento dei Consigli e Giunte Regionali è stato di circa 1,2 miliardi di euro, pari al 14,1% del gettito derivante dall’Addizionale Regionale IRPEF.
Per le Province il costo per il funzionamento dei rispettivi Consigli e Giunte, come si ricava dai certificati consuntivi del 2008 (ultimo dato omogeneo pubblicato dal sito del Ministero degli Interni) è stato di circa 455 milioni di euro.
Per i Comuni, comprese le Comunità Montane e le Unioni dei Comuni, nel 2008 (vale lo stesso discorso delle Province) il costo per il funzionamento delle Giunte e Consigli è stato di oltre 1,6 miliardi di euro, che equivale al 55,8% del gettito delle Addizionali Comunali IRPEF.
Per le consulenze, gli incarichi, le collaborazioni e le spese per i comitati e varie commissioni la spesa nel 2009 è stata di 3 miliardi di euro.
Per i compensi, le spese di rappresentanza, il funzionamento dei consigli di amministrazione, organi collegiali, delle Società pubbliche o partecipate ed Enti, locali e nazionali, si sono spesi nel 2010 2,5 miliardi di euro.
I costi di gestione del parco auto della Pubblica Amministrazione (auto blu e grigie), secondo una stima molto prudente, ammontano a circa 4,4 miliardi di euro l’anno.
Il costo per la direzione delle 255 Aziende sanitarie e ospedaliere è di oltre 350 milioni di euro; mentre il costo dei Consigli di Amministrazione degli Ater/Aler è di circa 40 milioni di euro.
I costi per il personale contrattualizzato, di nomina politica, per le Segreterie di Presidenti, Sindaci e Assessori, secondo nostre stime, si aggirano intorno a 1,5 miliardi di euro l’anno.
Fin qui i costi diretti e indiretti della politica per un importo – come già sopra precisato – pari a 18,3 miliardi di euro.
Si possono, inoltre, ottenere risparmi di spesa, quantificabili in almeno 6,4 miliardi di euro, approntando una riforma per ammodernare e rendere efficiente il nostro sistema istituzionale.
Basti pensare, ad esempio, che se le Province si limitassero a spendere risorse, soltanto per i propri compiti attribuiti dalla Legge, il risparmio sarebbe quantificabile in 1,2 miliardi di euro annui.
Inoltre, se si accorpassero gli oltre 7.400 Comuni al di sotto dei 15 mila abitanti, il risparmio ammonterebbe a circa 3,2 miliardi di euro. Senza contare che con una più “sobria” gestione del funzionamento degli uffici regionali, si potrebbero risparmiare 1,5 miliardi di euro.
Oltre 500 milioni di euro l’anno potrebbero arrivare da una razionalizzazione del funzionamento dello Stato centrale e degli uffici periferici, anche a seguito del
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decentramento amministrativo avvenuto in questi anni (come nel caso dei Ministeri del Turismo, dei Giovani, degli Affari regionali e di vari dipartimenti affidati a diversi sottosegretari).
È del tutto evidente che sarebbe impossibile una riduzione tout court dei costi analizzati. Riteniamo, tuttavia, che senza ridurre minimamente il servizio ai cittadini e senza intaccare i processi democratici, alla base delle Istituzioni, si possa determinare una riduzione del 20% dei costi diretti e indiretti della politica (18,3 miliardi di euro).
Si potrebbero così ottenere 3,7 miliardi di euro a cui aggiungere i risparmi per l’efficientamento delle Istituzioni pubbliche (6,4 miliardi di euro).
Si tratterebbe complessivamente di 10,1 miliardi di euro l’anno a disposizione per politiche fiscali e/o sociali a vantaggio di tutti i cittadini.
È significativo sottolineare che questa cifra sarebbe sufficiente per azzerare del tutto le addizionali regionali e comunali Irpef.
Se poi questa cifra dovesse essere dirottata esclusivamente a favore dei lavoratori dipendenti e pensionati si potrebbe, ad esempio, ottenere una permanente detassazione della tredicesima con un vantaggio economico pari a circa 400 euro in busta paga.
Ultime stime censite al 2011(oggi ancora peggio)
“La gente morirà entro 20 anni”. Non ci vuole un pentito per capirlo
Messina. Il sindaco espone la bandiera della pace alla festa delle Forze Armate
“Si svuotino gli arsenali, strumenti di morte – ha detto il sindaco Accorinti nel corso del suo intervento, rivolgendo anche un appello ai sindaci di tutti i comuni italiani – e si colmino i granai, fonte di vita. Il monito che lanciava Sandro Pertini sembra ancora ad oggi cadere nel vuoto. Nulla da allora è cambiato. L’Italia, paese che per la Costituzione ripudia la guerra, continua a finanziare la corsa agli armamenti e a sottrarre drasticamente preziose e necessarie risorse per le spese sociali, la scuola, i beni culturali, la sicurezza. Il rapporto 2013 dell’Archivio Disarmo su “la spesa militare in Italia” documenta come l’Italia abbia speso per l’anno 2013, e spenderà per il 2014 e il 2015, oltre 20 miliardi di euro per il comparto militare (oltre un ulteriore miliardo per le missioni internazionali) a fronte di una drammatica crescita della povertà sociale. Nel 2013 l’Istat ha pubblicato il suo più drammatico Rapporto sulla povertà nel nostro Paese. Gli italiani, che vivono al di sotto della linea di povertà sono ormai 9 milioni 563 mila, pari al 15,8 % della popolazione. Di essi 4 milioni 814 mila (ossia 1’8%) sopravvivono in condizioni di povertà assoluta, cioè impossibilitati ad acquisire i beni di prima necessità. In questo drammatico quadro nazionale la Sicilia diventa emblema della progressiva campagna di militarizzazione italiana”. “La nostra isola – ha proseguito Accorinti – rischia di diventare una portaerei del Mediterraneo: una base dalla quale fare partire strumenti di morte e controllare con tecnologie satellitari (Muos) i paesi stranieri. Anche l’arrivo dei flussi migratori è vissuto come un “problema di ordine pubblico” da affrontare con le forze armate, da circoscrivere in ghetti, lontani dagli sguardi della popolazione italiana, dove non sempre sono garantiti diritti e giustizia. Non si può rimuovere dalla memoria collettiva, quasi esorcizzando, un secolo di lotte del movimento operaio per la pace e il lavoro, il disarmo e la giustizia sociale. Questa Amministrazione appoggia quelle lotte e quegli ideali. Questa Amministrazione dice “Si” al disarmo. Questa Amministrazione, fedele alla Costituzione Italiana, dichiara il proprio “No a tutte le guerre” e difende il diritto di emigrare, ribadendo il massimo impegno nella ricerca di soluzioni di accoglienza idonee per i fratelli migranti giunti di recente a Messina. Messina e la Sicilia – ha concluso il sindaco – da sempre hanno avuto una grande opportunità in quanto crocevia di diverse culture e religioni; le diversità arricchiscono tutti e oggi vogliamo rilanciare un processo di pace dalla nostra terra e dal nostro mare per l’umanità”.
Ministro D’Alia: ‘Accorinti si scusi per gesto demenziale’ – “Il sindaco Accorinti dovrebbe scusarsi pubblicamente con la cittadinanza messinese per una provocazione demenziale e inopportuna, che offende le Forze Armate e la memoria di quanti, anche nostri concittadini, sono morti per la pace in Italia e nelle missioni internazionali”. Cosi il ministro per la Pubblica Amministrazione e Semplificazione Gianpiero D’Alia commenta il gesto del sindaco di Messina Renato Accorinti, che ha esposto una bandiera della pace nel corso delle celebrazioni del 4 novembre nella città siciliana. “Alle Forze armate, giustamente indignate per questo comportamento – aggiunge – va la nostra solidarietà e gratitudine. Essere sindaco non significa fare l’attivista di una minoranza, per quanto rispettabile, ma rappresentare tutti i cittadini e il sentimento di un’intera comunità. Oggi Accorinti non l’ha fatto”. (Ansa)
Governo dia risposte immediate ai poliziotti
Roma, 22 ott – «Aprire immediatamente un tavolo di discussione, con il sindacato, che possa accompagnare l’iter parlamentare della legge di stabilità, in modo da far comprendere al Parlamento il gravissimo disagio e lo scoramento totale delle donne e degli uomini in uniforme che quotidianamente si sacrificano in ogni angolo del Paese per la sicurezza e la coesione sociale». E’ quanto chiede il Segretario Generale del SIULP, Felice ROMANO, dopo un confronto con i poliziotti, reduci della manifestazione di sabato scorso a Roma, rispetto ai contenuti della manovra economica varata dal CDM che, «diversamente da quanto preannunciato dall’esecutivo, non contiene alcuna risposta alle esigenze della sicurezza e soprattutto dei suoi operatori». «Straordinari non pagati da oltre un anno, missioni e indennità di ordine pubblico arretrati da circa 11 mesi, doppi turni e servizi pesanti nei quali, quasi sempre si è esposti al rischio dell’incolumità personale e nei quali la dignità di onesti servitori dello Stato è costantemente calpestata in nome di una ragione di stato per un Stato completamente assente per i suoi servitori – continua Romano – hanno creato una miscela esplosiva che corre il rischio di assumere pieghe imprevedibili e incontrollabili».
Essa, però sarebbe il punto di non ritorno nel rapporto fiduciario ed indissolubile che deve presiedere la relazione esistente tra lo Stato e chi lo rappresenta e che per esso è pronto anche al sacrificio estremo». «Ecco perché – conclude Romano – se il Governo non darà risposte concrete ed immediate al disagio degli operatori della sicurezza, anche attraverso forme di autofinanziamento interno ad ogni singola Amministrazione, oltre alla manifestazione nessuno si meravigli se quanto preannunciato anonimamente dai colleghi impegnati nella manifestazione di sabato scorso dovesse trovare riscontro». Fonte