Recovery Fund, all’Italia la quota più alta: 172,7 miliardi dall’Ue (di cui 82 a fondo perduto)

27/05/2020 – «La Commissione propone un Recovery Fund da 750 miliardi che si aggiunge agli strumenti comuni già varati. Una svolta europea per fronteggiare una crisi senza precedenti». Il commissario Ue Paolo Gentiloni svela le prime cifre sul Recovery Fund — ribattezzato «Next generation Eu» — proposto dalla Commissione europea per combattere la crisi legata all’emergenza coronavirus, agganciato al prossimo bilancio Ue 2021-2027 che varrà 1.100 miliardi.

Il piano di Bruxelles mira a intervenire in tre ambiti: sostegno alla ripresa degli Stati, aiutare gli investimenti privati e prepararsi a nuove crisi (rafforzando i sistemi sanitari, i programmi per la ricerca ecc.). In altri termini investire per un’Europa green, digitale e resiliente. Per raggiungere questi obiettivi ognuno dei tre pilastri è dotato di una serie di strumenti che mettono a disposizione finanziamenti, sotto forma di prestiti e di aiuti a fondo perduto: 500 miliardi sono destinati a stanziamenti (grants) ai Paesi e ai settori più colpiti dall’impatto economico del coronavirus, mentre gli altri 250 miliardi sono riservati a prestiti (loans) agli Stati membri. La quota di fondi per l’Italia ammonta a 172,7 miliardi di euro, di cui 81,807 miliardi versati come aiuti a fondo perduto e 90,938 miliardi come prestiti.

Il nostro Paese sarà il maggior beneficiario, seguito dalla Spagna destinataria di un totale di 140,4 miliardi, divisi tra 77,3 miliardi di aiuti e 63,1 miliardi di prestiti. La Francia avrà a disposizione 38 miliardi di sole sovvenzioni. La proposta non è ancora operativa: dovrà ottenere il via libera del Consiglio europeo e del Parlamento Ue.

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Sostegno agli Stati
Lo strumento principale per aiutare la ripresa degli Stati membri è la Recovery and Resilience Facility, che prevede un sostegno finanziario per investimenti e riforme per accelerare la ripresa e rendere le economie dei Paesi Ue più resilienti e preparate al futuro. Ha un budget di 560 miliardi tra prestiti (250) e trasferimenti (310). Per accedere a questi fondi i governi devono presentare dei Piani nazionali di ripresa che dovranno essere in linea con gli obiettivi del Semestre europeo (quindi con le Raccomandazioni specifiche per Paese pubblicate la scorsa settimana dalla Commissione), con i Piani energia e clima e i programmi Ue. C’è poi un secondo strumento chiamato «React-Eu» (valore 55 miliardi) che interverrà attraverso la politica di coesione per far arrivare gli aiuti ai territori, alle Regioni, alle città e alle imprese, ai settori dal turismo alla cultura. Il criterio di allocazione delle risorse terrà conto dell’impatto della crisi e non sarà quello della politica di coesione. Sarà operativo già da quest’anno. Infine saranno rafforzati due programmi esistenti: quello sullo sviluppo rurale e il Just transition mechanism, per una transizione verde equa.

Le ricadute sull’Italia
All’Italia la Commissione aveva rivolto quattro raccomandazioni specifiche, che chiedono di intervenire sul sistema sanitario; sul mondo del lavoro per garantire un’adeguata protezione dei lavoratori, in particolare gli atipici, ma anche mettendo in campo politiche attive; rafforzare l’insegnamento e le competenze a distanza, incluse quelle digitali; assicurare l’applicazione delle misure che forniscono liquidità all’economia reale, incluse le Pmi, le aziende innovative e gli autonomi, ed evitare i ritardi nei pagamenti. In particolare si chiede anche di promuovere gli investimenti per la ripresa, con un focus sul green e la digitalizzazione: energie pulite, ricerca e innovazione, trasporti pubblici sostenibili, gestione dei rifiuti, e rafforzamento dell’infrastruttura digitale. Quarta raccomandazione: migliorare l’efficienza del sistema giudiziario e l’efficienza della pubblica amministrazione. Se poi si guardano i settori più colpiti, ci sono il turismo, l’automotive, i trasporti. L’Italia nell’elaborare il Piano per la ripresa da sottoporre a Bruxelles per l’approvazione e dunque ottenere i fondi Ue dovrà quindi tenere presente questi ambiti di azione.
Investimenti privati
Il secondo pilastro mira ad accelerare la ripresa e a dare un impulso agli investimenti privati. Il Solvency Support Instrument permetterà di ricapitalizzare le imprese in difficoltà a causa del Covid in tutti i settori ripristinando una situazione di equilibrio nei confronti di quei Paesi più indebitati e che dunque hanno menno possibilità per aiutare le imprese in difficoltà. Sarà operativo già da quest’anno e avrà un budget di 31 miliardi in grado di sbloccare più di 300 miliardi di investimenti. Le garanzie arriveranno dal bilancio Ue e saranno messe a disposizione dalla Banca europea per gli investimenti (Bei) e dalle banche di promozione nazionale. Per l’Italia è la Cdp. Sarà rafforzato anche il programma InvestEu, eredità del Piano Juncker. Cresce il ruolo della Cdp che potrà gestire direttamente le garanzie Ue (in passato il tramite era sempre la Bei).

Fronteggiare nuove crisi
Il terzo pilastro è chiamato «Lezioni dalla crisi» e ha l’obiettivo di non far trovare impreparata l’Ue in caso di nuove emergenze. Saranno creati nuovi programmi per rendere l’Ue più forte di fronte a nuove crisi e rafforzati quelli esistenti. In particolare la Commissione propone l’istituzione del programma EU4Health con un budget di 9,4 miliardi per investire in prevenzione, soluzioni di emergenza, approvvigionamento di materiale sanitario e medicine ecc. Saranno poi rinforzati programmi di ricerca come Horizon Europe.

Il finanziamento
Per poter finanziare il Recovery Fund la Commissione andrà sui mercati emettendo bond che saranno garantiti dal prossimo bilancio Ue. Per aumentare la potenza di fuoco del bilancio Ue e raccogliere il 750 miliardi, la Commissione propone di intervenire sulla cosiddetta headroom, la differenza tra gli impegni annuali e il massimo teorico delle risorse proprie (che per trattato è uguale al massimo teorico delle spese), alzandola facendo salire le risorse proprie. La Commissione propone quindi di aumentare temporaneamente il tetto delle risorse proprie al 2% del reddito nazionale lordo. Il debito così emesso dovrà essere rimborsato tra il 2028 e il 2058, attraverso il bilancio comune post 2027. Per reperire risorse Bruxelles propone di includere nuove risorse da tasse sulle emissioni, sulle grandi multinazionali, sulla plastica e web tax.

L’emissione dei bond non va letta come una mutualizzazione del debito, la linea rossa per Olanda, Austria, Danimarca e Svezia. Ursula von der Leyen ha spiegato che «i frugali chiedono un bilancio moderno e il 60% di questa proposta va verso politiche nuove, chiedono anticipi e li abbiamo, chiedono di legare le sovvenzioni alle riforme del Semestre Ue, e lo abbiamo previsto, e chiedono che non porti a una mutualizzaizone del debito. E così sarà, perché il meccanismo, che usa garanzie degli Stati, è legato al bilancio Ue e alla sua ripartizione, che ha regole chiare». – [Corriere.it/economia]
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