Bancarotta fraudolenta: arrestato l’Editore G. Veneziani arrestato per il fallimento della stamperia Roto Alba
24/07/2016 – Guido Veneziani, selezionato da Renzi per salvare l’unità, è stato arrestato dalla guardia di finanza di Cuneo nell’ambito dell’inchiesta della Procura di Asti per il fallimento della Roto Alba, storica stamperia in provincia di Cuneo. L’editore, noto per avere partecipato al rilancio della nuova Unità, si trova nel carcere di Asti. Bancarotta fraudolenta e false comunicazioni sociali le accuse nei suoi confronti.
Nell’ambito della stessa inchiesta sono finite ai domiciliari altre due persone, soci di Veneziani nella Guido Veneziani Editore (Gve): Gianmaria Basile, socio storico di Veneziani, e sua sorella, Patrizia Basile. L’inchiesta sul fallimento della Roto Alba, che ha lasciato senza reddito 133 lavoratori, è coordinata dal pm Laura Deodato. L’arresto, reso noto soltanto oggi, è stato eseguito ieri mattina a Milano. Altre cinque persone risultano indagate nello stesso procedimento. FONTE
Sul caso la Guardia di finanza di Cuneo ha emesso un dettagliato comunicato:
Nelle prime ore dell’alba del 20 luglio, i finanzieri del nucleo di polizia tributaria della Guardia di finanza di Cuneo hanno arrestato, e tradotto al carcere di Asti, Guido Veneziani, ex amministratore unico della fallita Rotoalba nonché presidente della Guido Veneziani editore di Milano, per il reato di bancarotta fraudolenta patrimoniale, distrattiva e preferenziale aggravata dall’entità del dissesto nonché per altri illeciti di natura penale.
Su conforme richiesta della Procura nei confronti dell’amministratore di fatto e del direttore generale Gianmaria Raimondo Basile e Patrizia Basile, è stata disposta la misura coercitiva degli arresti domiciliari con ogni divieto di legge.
Il servizio trae origine dalle indagini di polizia giudiziaria scaturite a seguito della verifica fiscale programmata nei confronti della Rotoalba, eseguita nell’anno 2015. Nel corso dell’attività di polizia tributaria, oltre agli ingenti rilievi di natura amministrativa, erano emersi elementi tali da poter ipotizzare la configurabilità di reati, per i quali è stata depositata apposita annotazione di polizia giudiziaria.
Le ipotesi delittuose avanzate hanno comportato l’apertura di un fascicolo penale e l’avvio di indagini, coordinate e dirette da Laura Deodato, pubblico ministero preso la Procura della Repubblica di Asti, ed eseguite anche mediante l’ausilio di indagini tecniche, nei confronti di diversi soggetti a vario titolo connessi alla gestione e al management della società verificata.
In tale ambito, nel corso di numerose perquisizioni presso le sedi delle società riconducibili al gruppo Guido Veneziani editore sono stati acquisiti importanti elementi indiziari volti a corroborare le accuse mosse in relazione ai reati per cui si procede.
Le prove acquisite e l’ingente debito tributario accumulato hanno permesso alla Procura della Repubblica di Asti di avanzare al Tribunale una motivata richiesta di fallimento nei confronti dell’azienda.
Oltre ai suddetti soggetti sono indagate altre 5 persone che hanno contribuito a vario titolo alla buona riuscita del disegno criminoso perpetrato dal sodalizio criminale.
L’operazione delle fiamme gialle si inserisce in un più ampio contesto operativo che vede la Guardia di finanza sempre più impegnata in prima linea nel settore del contrasto agli illeciti fiscali e, più in particolare, ai delitti di natura penale-tributaria.
Il comandante provinciale
colonnello Massimiliano Pucciarelli
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L’Unità fallirà di nuovo, non lo legge nessuno nemmeno On-Line
24/01/2016 – Costi alti, pochi lettori, tanti debiti. E salta pure la gara per i nuovi soci: futuro incerto.
Non c’è pace per la nuova Unità rilanciata dal segretario del Pd e premier Matteo Renzi. Il quotidiano fondato da Antonio Gramsci è tornato nelle edicole a giugno, diretto da Erasmo D’Angelis.
Ma nelle ultime settimane il problema dei debiti della vecchia gestione ha messo in agitazione i nuovi proprietari: la nuova società Unità Srl, controllata all’80% da Pessina Costruzioni e al 19,05% dalla Fondazione Eyu del Partito democratico, non vorrebbe sobbarcarseli. O almeno non per intero.
BONIFAZI CERCA NUOVI SOCI. Nelle ultime settimane Francesco Bonifazi, tesoriere del Pd, si sarebbe attivato per individuare un nuovo socio che sostenga l’operazione anche se, secondo il quotidiano Milano finanza, i rapporti tra lo stesso Bonifazi e i Pessina non sarebbero dei migliori.
Il 18 dicembre scorso è stato chiuso il concordato preventivo messo a punto a settembre dai liquidatori della Nie, la vecchia società editrice, guidata dall’amministratore delegato Fabrizio Meli. I debiti erano pari a 32 milioni di euro, si è trovata la quadra per coprire una percentuale del 21% dell’ammontare complessivo, un buon risultato per un concordato.
IL LIQUIDATORE NON HA ANCORA INDETTO LA GARA. Eppure il liquidatore, a distanza di un mese, non ha ancora aperto la gara per vendere la testata, utile anche a sondare l’interesse di possibili nuovi soci. Se l’asta non viene indetta, non scatta neppure la fidejussione da 10 milioni di euro che i Pessina hanno sottoscritto con Banca Intesa prima di rilevare il quotidiano e che dovrebbe servire a coprire il pagamento dei debiti qualora i costruttori-editori non avessero le risorse per farlo.
Ma qui bisogna fare un inciso. Perché i Pessina, secondo fonti ben informate, avrebbero provato a sostituire la fidejussione di Banca Intesa con una di Gbm Finanziaria, società di consulenza finanziaria, che dallo scorso ottobre è in amministrazione straordinaria.
LO STOP DEGLI AVVOCATI DI NIE E BANKITALIA. Non solo. La Banca d’Italia l’ha inserita il 29 dicembre scorso «nell’elenco generale degli intermediari finanziari previsto dall’art. 106 del T.U. bancario, per l’attività di concessione di finanziamenti per cassa, senza essere abilitati al rilascio di garanzie nei confronti del pubblico (quali le fidejussioni a favore di enti e amministrazioni pubbliche o a imprese e privati in genere)».
In pratica la holding non era abilitata a offrire garanzie. Aspetto rilevante di cui si è accorto il giudice che ha fatto presente la situazione al tribunale facendo saltare l’operazione.
La situazione ora è bloccata e trovare un nuovo socio che si sobbarchi i debiti del passato e i costi per lo sviluppo futuro de l’Unità potrebbe risultare difficile.
Anche perché dati ufficiali sulle vendite del quotidiano non ce ne sono, visto che la testata non è iscritta all’Ads.
Indiscrezioni raccontano che la diffusione sarebbe ben al di sotto delle 10 mila copie al giorno, un numero molto lontano dalle 20 mila che dovrebbero portare al break even nel giro di quattro anni.
Non solo. La raccolta pubblicitaria non decolla. E i costi di gestione, circa 30 giornalisti, compresi quelli della sede, sono onerosi. – FONTE
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