Mose, trovato il “tesoro” di Galan Le tangenti riciclate nei paradisi fiscali: sequestrati 12 milioni di euro /I nomi
Ci sono infatti il commercialista di Giancarlo Galan, Paolo Venuti, e la moglie di questi, Alessandra Farina, tra i sei professionisti indagati per il riciclaggio all’estero dei fondi riconducibili in parte alle tangenti del Mose, scoperti oggi 11 aprile dalla Guardia di finanza di Venezia. Oltre a questi, compaiono nel registro delle indagini i due colleghi di studio di Venuti, Christian e Guido Penso. Gli altri due indagati sono i professionisti svizzeri che avrebbero avuto il compito di tentare di occultare il denaro, Filippo San Martino e Bruno De Boccard. Nel corso della perquisizione presso gli uffici di una società fiduciaria elvetica, è stata sequestrata una lista contenente i nomi di numerose società italiane che avevano affidato la gestione dei capitali derivanti dal “nero” ai professionisti svizzeri, i quali – pur non avendo i requisiti per l’esercizio dell’attività finanziaria in Italia – li avevano raccolti e fatti transitare su conti esteri intestati a società olandesi, svizzere, rumene, di Panama, Curacao e delle Bahamas, una delle quali aperta tramite lo studio Mossak & Fonseca, emerso nell’ambito dei c.d. “Panama Papers”.
Successivamente le somme sono rientrate nella disponibilità degli imprenditori italiani che le hanno utilizzate per effettuare investimenti anche di natura immobiliare in appartamenti di lusso a Dubai e in fabbricati industriali in Veneto. I sequestri sono in corso di esecuzione riguardano disponibilità finanziarie detenute presso banche venete, 2 imprese e quote di società e 14 immobili in Veneto e Sardegna.
La ricostruzione dei flussi di denaro legati al Mose e riconducibili a Giancarlo Galan, secondo fonti della Procura della Repubblica di Venezia, è partita dallo studio del commercialista padovano Paolo Venuti, uomo di fiducia dell’ex governatore veneto e ministro. Venuti era finito nella rete delle 35 persone arrestate nel 2014 dalla Guardia di finanza per le tangenti sul Mose. Finito in carcere, ne era uscito riconoscendo di essere stato il prestanome di Galan per quanto riguardava il denaro probabile frutto di tangenti. Gli altri cinque indagati, sempre secondo la Procura lagunare, rientrano nella cerchia dello studio del professionista e delle loro conoscenze. – [IlGazzettino.it]
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